Berlino, la festa mobile del terzo millennio





Love Parade – Berlino

La LoveParade ormai è forse solo storia

Nell'edizione 2010 morirono decine di persone e rimasero feriti a centinaia a seguito del panico collettivo scatenato dalla folla enorme (malgestita dalla polizia e dagli organizzatori che non misero a quanto pare in atto misure di sicurezza sufficienti).

Hanno annunciato che giustamente la Loveparade non verrà mai più organizzata.






Nel corso degli anni, la Love Parade di Berlino, grandioso evento di musica techno e house assurto ormai a fama mondiale, è progressivamente cresciuta fino a diventare una delle più grandi manifestazioni del mondo. Iniziata nel 1989 dal DJ Dr. Motte, la "parata dell'amore" è oggi la bandiera di un movimento anticonvenzionale che unisce centinaia di migliaia di giovani di tutte le nazioni all'insegna del "moto globale". Per un giorno intero una folla immensa circonda i carri da cui si diffondono ritmi incalzanti, che proseguono poi per tutta la notte nei club, nelle discoteche e nei capannoni dove si svolgono numerosissimi party.


Berlino- luglio

Informazioni: Berlin Tourismus Marketing

Tel. 0049-700 862 37 546

www.btm.de

www.loveparade.net  



Un fine settimana lungo per visitare la capitale tedesca e tutte le sue bellezze, con la possibilità di scegliere tra l'elegantissimo Hotel Adlon e il Generator, un ostello della gioventù tra i più interessanti e nuovi di Berlino.



Info

Adlon Hotel, Unter den Linden 77, tel. 030/22610 (reception) - 22611111 (prenotazioni), fax 030/22611116, sito Internet: www.hotel-adlon.de, e-mail: adlon@kempinski.com.


Generator Hostel, Storkower Strasse 160, tel. 030/417 2400, fax 030/417 24080, sito Internet: www.generatorhostels.com. Centro del Turismo tedesco, tel. 02/84744444. Per avere informazioni su Berlino si può consultare il sito della città: www.berlin-tourism.de..


Cortesia e efficienza.

Attenzione a chi arriva in Germania, precise informazioni turistiche e offerte interessanti sono i punti di forza dell'Ente del Turismo tedesco. Utilissimo contattarli, magari per ricevere anticipazioni interessanti sul fittissimo calendario di eventi delle varie città tedesche o per conoscere gli itinerari turistici più insoliti. Merita una visita anche il sito ufficiale: www.deutschland-tourisme.de, per chi parla il tedesco (www.germany-tourism.de, la versione in inglese).


Alberghi e ristoranti.

Nei primi anni del '900 l'Adlon Hotel era l'albergo delle celebrità, un punto di riferimento per il jet-set mitteleuropeo. Con i suoi arredi elegantissimi, l'ottimo ristorante, la grande sala da ballo e la sua posizione centralissima divenne in pochissimo tempo un punto di ritrovo non solo per i turisti, ma anche per i berlinesi ricchi e per lo stesso kaiser Guglielmo II. Diversissimo per tipologia e costi, ma ugualmente affidabile, il Generator, un ostello di recentissima apertura, la cui clientela è composta principalmente da giovani. Nonostante i prezzi l'albergo ha tutto il necessario per godersi il meritato ritorno in camera dopo aver girato Berlino: il bar, un buon ristorante e l'Internet café. Chi non volesse fermarsi in hotel per la cena, non ha che l'imbarazzo della scelta. La capitale tedesca ha un'offerta di ristoranti, caffè e pub che non teme confronti e praticamente ovunque si possono trovare locali di buona qualità in grado di soddisfare tutti i gusti.


Giudizio finale.

Centosettanta musei d'arte, 35 teatri, 2 auditorium, più di 7000 pub, 300 locali notturni, oltre a un'infinità di ristoranti, bar e caffè. Questi sono i "numeri" di Berlino, rinnovata metropoli culturale europea, in continua evoluzione e sempre all'avanguardia anche grazie alla grande varietà di stimoli artistici e culturali che arrivano da ogni parte del mondo. In conclusione, Berlino è una tappa irrinunciabile e comodamente raggiungibile per chi non l'ha mai vista e un'eterna scoperta per chi la conosce già. Che sia un fine settimana "zaino in spalla" o un weekend all'insegna del lusso mitteleuropeo dei primi del '900, la festa mobile di Berlino vi aspetta.


ILARIA BELTRAMME

Si ringrazia http://www.sandokan.net








Ecco un'elenco di siti dedicati alla vita notturna berlinese e relativi collegamenti navetta -bus che partono dall'ostello GENERATOR (clicca qui per vedere l'ostello) super ostello di Berlino .


Testo tratto dal sito dell'ostello



"This is the best for all of you who would like to go to Clubs.

PARTY SHUTTLE

Check this website: www.clubshuttle-berlin.de

With a bus you can go from our hostel to 12 different clubs, where your entrance is free. The bus goes every halve hour from 22.00 till 6.00 on Saturdays. All this for 16 Euros only

The tickets are for sale at the reception and are valid for 1 week. The bus only goes on Saturdays.

So for all your PARTYPEOPLE, party on!



Here is a list of clubs they go past:


www.big-eden.de

www.casino-bln.com

www.junction-bar.de

www.kaffee-burger.de

www.narva-lounge.de

www.oxymoron-berlin.de

www.pavillon-berlin.de

www.sage-club.de

www.soda-berlin.de

www.steinhaus-berlin.de

www.sterling-lounge.de

www.clubcommission.de


Berlino secondo Excite.it (che ringraziamo)


Città divisa e poi riunificata, come la stessa Germania di cui è tornata ad essere la capitale, da dieci anni a questa parte Berlino sta riprendendo il ruolo che aveva prima della seconda guerra mondiale, centro di cultura capace di attrarre artisti, musicisti e letterati. I tremendi bombardamenti sono solo un ricordo: Berlino è rinata dalle sue ceneri e oggi si presenta come una città in piena evoluzione, una delle capitali della modernità europea, ammantata di un fascino unico e magico che riporta alle atmosfere degli anni 20, quando dai fumosi cabaret sortivano angeli azzurri.

Prima di intraprendere la visita della città occorre considerare l'enorme estensione dell'area urbana (889 Kmq) che per molti anni è stata divisa in due parti e che, durante la seconda guerra mondiale ha subito notevoli distruzioni. Inoltre, dopo la riunificazione, si è dato inizio ad un lavoro tendente a raccogliere le opere d'arte che si trovavano in musei distinti, nei settori Est ed Ovest, in un unico spazio museale, opera imponente e in via di completamento.

La città viene in genere suddivisa in otto zone: Unter Den Linden, l'Isola dei Musei, a est del Centro, a nord del Centro, Tiergarten, Kreuzberg, Kurfürstendamm, Schloss Charlottenburg. Data la vastità del territorio e la mancanza di un "centro", inteso come nucleo storico, in ognuna di esse si incontrano piazze e monumenti che hanno rappresentato e rappresentano la storia antica e attuale di Berlina. Nella città in continua espansione realizzazioni di architetti dei primi del Novecento come Bruno Taut, Peter Behrens, Philipp Daniel Boumann si affiancano ad opere di maestri contemporanei come Renzo Piano, Arata Isozaki e Helmut Jahn.




DA NON PERDERE


•Charlottemburg

Il parco che circonda l'antica residenza estiva della moglie di Federico I (Sophie Charlotte) è uno dei luoghi più pittoreschi di Berlino. Nel palazzo sono ospitati alcuni musei e nelle vaste sale sono esposte pregevoli collezioni ed oggetti di notevole valore artistico. Il Porzellankabinett, la Cappella, la Galleria, gli Appartamenti Reali, le porcellane orientali e pitture rococò sono solo alcune delle cose da ammirare. Il Mausoleo della famiglia reale, il museo della Preistoria e della Storia Antica, la palazzina in stile barocco del Belvedere ed il museo Egizio completano le tappe di una visita che si svolge nel verde della natura.

Per vivere immersi nel verde e nella natura un'esperienza artistica e al contempo romantica, di un tempo che non c'è più


• East Side Gallery

La sezione più lunga (1300 m) rimasta del Muro di Berlino è stata trasformata in galleria d'arte, ricoperta com'è da graffiti di 118 artisti provenienti da tutto il mondo, per iniziativa dello scozzese Chris Mac Lean

Così l'arte internazionale ha trasformato un luogo di separazione in un luogo di unione, ammonendo sull'inutilità delle divisioni - Muhlenstrasse


• Checkpoint Charlie

Il posto di frontiera probabilmente più famoso del mondo. Qui venivano controllati rigorosamente i documenti di chi voleva "passare dall'altra parte" cioè prevalentemente all'Ovest. Per anni un simbolo della guerra fredda e dello spionaggio internazionale. Oggi, dopo la caduta del muro, un museo racconta la storia di questa lunga fuga per la libertà e mostra gli ingegnosi sistemi impiegati per tentare il passaggio

Quanti film e racconti di spie sono stati ambientati da queste parti. Il cuore si stringe davanti a tante dimostrazioni dell'ingegno umano nell'arte della fuga - Friedrichstrasse 43-44



Clicca qui per leggere le info su dove mangiare, dormire, ballare e altri eventi piu' un sacco di altre info utili


C'ERA UNA VOLTA BERLINO

di Federico Geremei



“Chi arriva a Tecla poco vede della città, dietro gli steccati di tavole, i ripari di tela di sacco, le impalcature, le armature metalliche, i ponti di legno sospesi a funi o sostenuti da cavalletti, le scale a pioli, i tralicci. Alla domanda: ‘Perché la costruzione di Tecla continua così a lungo?’ gli abitanti senza smettere di issare sacchi, di calare fili a piombo, di muovere in sue in giù lunghi pennelli, “Perché non cominci la distruzione” rispondono”.


Con queste parole iniziava le descrizione di una delle tante città immaginarie di Calvino. L’analogia con Berlino è sorprendente: epicentro della follia nazista, bersaglio di tonnellate di bombe, capitale divisa, discussa e amata. Una metropoli con una storia ricchissima e sofferta, ma relativamente breve.


Un itinerario architettonico nella città in eterno divenire: la Berlino che non è mai stata o quella che è stata e che nessuno si augura che ritorni. E poi la Berlino sempre all’avanguardia nelle arti e nell’architettura: la Berlino che sarà. A fare da spartiacque reale e ideale/ideologico, storico e culturale di questo viaggio: Der Mauer, il muro, la ferita di cemento che ha umiliato e separato i berlinesi dai berlinesi.


Si ringrazia Turismo.it









“Ci vogliono cinquecento anni per fare una città e cinquanta per fare un quartiere. A noi hanno chiesto di fare una bella fetta di Berlino in cinque anni”. Così Renzo Piano descrive la ricostruzione di circa sette ettari nel cuore di Berlino, il tentativo di far rivivere una parte della città cancellata dalla guerra e stravolta dal muro.

Da quando è tornata ad essere capitale della Germania unita non solo gli enti pubblici ma anche le imprese hanno cominciato freneticamente a cercare “casa” a Berlino.




Proprio l’ingente stanziamento di fondi privati ha permesso alla città di ricostruire molte aree in tempi brevissimi. Ma proprio questo è, secondo alcuni, il limite di un luogo come Potsdamer Platz: le città infatti sono belle perché vengono costruite nel tempo, con piccole o sostanziali modifiche che lasciano comunque leggere un processo di stratificazione. Chi oggi arriva a Potsdamer Platz invece rimane spiazzato, si guarda intorno con la sensazione di trovarsi in un luogo nel quale gli stessi berlinesi si sentono ancora estranei. Scolaresche in gita o famiglie incuriosite dall’enorme cantiere ormai in via di chiusura. Sicuramente questo luogo assume il significato di ricostruzione morale di tutta la capitale tedesca.



Lo scopo dell’amministrazione era quello di riportare Potsdamer Platz ad essere il simbolo della frenetica vita cittadina, come negli anni ’20, quando era considerata il luogo più vivace d’Europa. Fino a pochi anni fa Potsdamer Platz era quasi completamente distrutta, l’attore Curt Bois nel film di Wenders “Il cielo sopra Berlino”, esclama: “Dev’essere da qualche parte! Non riesco a trovare Potsdamer Platz”.




Oggi ci sono caffè, ristoranti, cinema, teatri, uffici e residenze. Data l’estensione enorme dell’area (600.000 metri quadri), la scala del progetto era quella di una piccola città. Anche per questo Renzo Piano ha cercato di ricreare non solo una miscela di funzioni tipicamente “urbane”, residenze, spazi pubblici e privati, ma anche il baricentro di aggregazione di ogni città: la piazza. La Marlene Dietrich Platz, sulla quale affacciano un teatro, un cinema multisala, un albergo, negozi e un casinò, è il fulcro di tutto l’intervento: da un lato si raccorda al Kulturforum, dall’altro si apre verso il parco del Tiergarten e rappresenta sicuramente l’intervento più convincente di Piano.

I due edifici che ospitano il teatro e casinò, in particolare, si affiancano alla splendida Biblioteca Nazionale di Stato realizzata da Hans Scharoun (grande esponente dell’architettura espressionista), e in qualche modo cercano di utilizzare un linguaggio architettonico che non tradisca la forza dell’architettura del maestro tedesco. Per questo scopo, Piano è dovuto ricorrere ad un terzo elemento che unisce formalmente i due nuovi edifici: una grande pensilina che crea una piazza nella piazza, uno spazio coperto che costituisce il nuovo foyer all’aperto per il teatro e il casinò.


Gli altri edifici progettati dallo stesso Piano sono il cinema sferico Imax, il palazzo degli uffici della Debis, la società della Daimler-Benz (sponsor di tutto l’intervento) e la trasparente e “acuminata” torre, sempre per uffici, all’estremità nord-est della vecchia Potsdamerstrasse, una delle tre torri che appaiono altissime a chi arriva dalla stazione U-Bahn di Potsdamer Platz. Le realizzazioni degli altri architetti impegnati nell’intervento, tra cui Arata Isozaki, Hans Kollhoff, Rafael Moneo e Richard Rogers, completano questo “pezzo di città”, anche alcuni artisti sono stati invitati a realizzare grandi sculture per gli spazi aperti, grandi nomi internazionali tra cui Jean Tinguely, Keith Haring, Jeff Koons e Robert Rauschenberg.

Da vedere il Sony Forum, meraviglia e bizzarria tecnologica progettata da Helmut Jahn e concepita come un grande luogo di intrattenimento all’aperto sovrastato da una copertura ovale di acciaio e vele di tessuto. La piazza sottostante, su cui affacciano i sette edifici del distretto Sony, è dominata da uno schermo 3D alto 25 metri e ospita spesso concerti o manifestazioni pubblicitarie.


Merita infine una visita l’infobox, una struttura provvisoria rivestita in pannelli di metallo rosso. E’ stato visitato ogni giorno da centinaia di persone che pagavano due marchi solo per guardare dall’alto gru, ruspe e uomini all’opera e sognare il nuovo centro della capitale del XXI secolo. Oggi gran parte di questo progetto è già realtà ma i berlinesi non sembrano certo volersi fermare qui. La Leipziger Platz, dove è oggi l’infobox tornerà ad avere la sua forma ottagonale, i nuovi ministeri e gli uffici del Parlamento andranno a completare l’area che da Potsdamer Platz va fino al Reichstag: la nuova Berlino è solamente all’inizio. Come sempre.


Si ringrazia Turismo.it





UNA FERITA ALTA QUATTRO METRI

di Federico Geremei


12 agosto 1961, quattro di pomeriggio a Berlino. E’ un sabato: la gente si prepara per la serata, o se ne sta a casa dopo una settimana di lavoro. Alcuni prendono la metropolitana ad una delle fermate nella parte sovietica della città (Berlino fu divisa in quattro settori nel 1945 alla fine della seconda guerra mondiale) per poi riemergere su qualche marciapiede pochi chilometri più a Ovest dove i negozi sono meglio attrezzati per lo shopping: jeans e frutta tropicale.


Da questa parte si trovano cinema e discoteche, gli svaghi accessibili con i pochi marchi messi da parte. Ma tutto questo sarà, nel giro di poche ore, solo un ricordo e un rimpianto rabbioso. Durato ventotto lunghissimi anni. In quelle stesse ore Walter Ulbricht, con l’avallo di Honecker, dà ordini perentori al suo Kampfgruppen: da mezzanotte tutti al lavoro con pale, trivelle, mattoni e filo spinato. La “Barriera di protezione antifascista” diviene realtà già all’alba del 13 agosto. Altre ventiquattr’ore e anche la Porta di Brandeburgo viene sigillata. Centonovantadue strade diventano altrettanti vicoli ciechi. Neanche i morti sono risparmiati: le tombe dell’Invalidenfriedhof vengono spostate ai due lati del muro che con implacabile ottusità taglia in due il cimitero. Una ferita di cemento alta quattro metri e lunga centosettanta chilometri, quaranta dei quali dentro la città. Surreale e drammatico, die Mauer (il muro). Le pareti della parte Ovest diventano ben presto una lavagna per lo sfogo di chi non può comprendere l’illogicità del muro, né tantomeno accettarne l’imbarazzante presenza. Dall’altra parte, un silenzio tragico: solo il ronzio dell’illuminazione notturna e l’abbaiare dei cani. Il muro rimane inviolato, grigio. Torri di guardia da cui i “Vopos” sparano a vista, senza avvertimento, a chi si avvicina troppo.

Günter Lutwin e Chris Gueffroy. Chi sono? Semplicemente il primo e l’ultimo, in ordine di tempo, dei centosettanta che hanno pagato con la vita il tentativo di fuga. Il primo anniversario della costruzione del muro è teatro di violentissimi scontri e l’anno seguente J.F. Kennedy fa propria la causa dei berlinesi: il 26 giugno prende il microfono in mano e, davanti ad una folla sconfinata e trepidante pronuncia le celeberrime parole: “Ich bin ein Berliner”.


È ardua l’impresa di chi oggi voglia rintracciare qualche frammento del muro ancora in piedi. La rimozione storica e materiale è stata rapida e capillare. Il tratto più lungo si trova a Mühlenstrasse nei pressi dell’Ostbanhof, presso l’East-side gallery: un chilometro di muro ricoperto da tonnellate di vernice, per mano di anonimi graffitari o artisti illustri da tutto il mondo. Altri modestissimi resti si trovano in Bernauerstrasse e Niederkirchnerstrasse. Se poi il progetto del senatore Peter Strieder verrà finalmente approvato dall’amministrazione cittadina, sarà possibile seguire l’antico tracciato del muro lungo una fila di lastre di granito rosso.


Il “Museum at Checkpoint Charlie” contiene un’impressionante mole di documenti, immagini, pezzi di muro. Le sale sono attualmente in fase di ristrutturazione e ai piani superiori si sta allestendo una sezione dedicata alla guerra fredda e alla storia europea più recente. Dalle finestre si scorge ancora il gabbiotto bianco del Checkpoint Charlie, uno dei tre varchi per il transito di autorità, diplomatici e militari tra le due zone della città.

Novembre 1989: “Wir sind das Volk” (noi siamo il popolo) è il grido esasperato e disperato del milione di persone riunite ad Alexander Platz. Cinque giorni più tardi lo storico evento: il muro si apre, vacilla e crolla. Due secoli dopo la Bastiglia, la storia abbatte questo simbolo di divisione illogica e anacronistica. È l’inizio della “Wende” (svolta).

Il 22 dicembre anche la Porta di Brandeburgo riapre. Quello che segue è storia molto meglio documentata: picconate al muro, fuochi d’artificio e birra in una sinfonia per clacson di Trabant. Ma anche inquietudine e spaesamento: in bilico sull’orlo di una voragine tra un passato da dimenticare il più in fretta possibile e un futuro da inventare. Insieme.


“Is there anybody out there?” è l’unico verso che ossessivamente si ripete nell’omonima canzone dei Pink Floyd (l’album, guarda caso, è “The Wall” del 1979). Perché il muro fu costruito? Perché troppa gente voleva passare dall’Est all’Ovest. Perché il muro fu abbattuto? Perché troppa gente voleva passare dall’Est all’Ovest. L’ironia non cancella le lacrime e non riscrive la storia. E i berlinesi lo sanno fin troppo bene.


Si ringrazia Turismo.it

Berlino anche ha dato i natali al quell'incredibile e caleidoscopico personaggio che si chiama
NINA HAGEN
Una leggenda vivente post-punk e new wave.
Nata a Berlino e cresciuta in Germania Est, partecipa a diversi progetti musicali ed arriva alla fama alla fine degli anni '70, in Gran Bretagna (dove collabora con Ari-Up delle Slits). Torna quindi in Germania per fondare la Nina Hagen Band con cui riscuote successo intorno al 1980. Negli anni successivi continua a produrre materiale da sola e di tanto in tanto ricompare in collaborazioni di prestigio con artisti come Adamski.

Clicca sulla foto per andare al sito ufficiale di Nina Hagen.






il sito dell'ambasciata italiana di Berlino/



Altri siti utili su Berlino


userpage.chemie.fu-berlin.de/ adressen/berlin.htmlnotizie varie


http://www.churchill-society-london.org.uk/Berlin.jpg