Novità nel rito del matrimonio nella traduzione italiana del Vaticano

Sposi cattolici sull'altare diranno «accolgo te»


La nuova formula del consenso al posto del tradizionale «prendo te».

Celebrazioni diverse per praticanti e non.


ROMA - Cambia la formula del matrimonio: sull'altare non si dirà più il tradizionale «prendo te in sposo o in sposa», ma la nuova formula dello scambio del consenso sarà: «accolgo te...». È una delle novità previste dall'adattamento e dalla traduzione italiana della seconda edizione latina del rito del matrimonio che è stata varata dalla Cei e che è stata presentata oggi dal segretario generale dei vescovi, monsignor Giuseppe Betori. Il testo del nuovo rito arriverà in libreria verso settembre e potrà entrare a regime per la prima domenica di Avvento.


TRE RITI DIVERSI - Il cambiamento è stato annunciato dalla Cei, in questi giorni riunita in plenaria nell’Aula nuova del sinodo. L’adattamento è stato pensato tenendo presente le diverse situazioni di coloro che chiedono di celebrare il matrimonio cristiano. Situazioni suddivise in tre tipologie: i matrimoni tra cattolici praticanti; il matrimonio tra fedeli «tiepidi», che pur avendo maturato un orientamento cristiano si limitano a frequentare la chiesa poche volte l’anno e coppie di fidanzati di cui uno solo è battezzato. Il matrimonio tra cattolici praticanti è quello che presenta maggiori variazioni e arricchimenti gestuali, dalla memoria del battesimo, lo scambio della pace e la consegna della Bibbia.

La celebrazione per chi è solo «vicino» alla religione ha «sequenza rituale più semplice e utilizza un linguaggio più immediato. Non si sono voluti però tralasciare gesti e testi significativi, quali la memoria del battesimo, lo scambio della pace e la consegna della bibbia» precisa la Cei.

Corriere.it



 



L'AMORE E IL MATRIMONIO - Di Chiara Brenna, Federica Levi e Donatella Simonetti - ( si ringrazia www.bdp.it biblioteca di documentazione pedagogica)


Nella Grecia la donna vive tutta la vita sottoposta all'autorità di un padrone che normalmente è prima il padre e poi il marito: la donna libera non differisce dagli schiavi per quanto riguarda i diritti politici e giuridici. La sfera di influenza di cui gode è esclusivamente la casa: la donna sposata che gode della fiducia dello sposo governa la casa con autorità e per gli schiavi essa è la padrona. Ma ella è priva di diritti, dipende completamente dal marito, e la fiducia di cui gode può essere rievocata in qualsiasi momento.


Caso a sé è Sparta, dove, per la preoccupazione di migliorare i geni dei futuri guerrieri, si incoraggiava l'educazione fisica delle ragazze al pari di quella dei ragazzi, per cui si potevano vedere giovani Lacedemoni con vesti corte e cosce nude. Comunque anche se le giovani Spartane erano agili e muscolose, la possibilità di una educazione intelletuale mancava a loro come alle ragazze di Atene. Venivano loro date solo poche nozioni pratiche sui lavori domestici più qualche elemento di lettura, di calcolo, talvolta di musica e di danza (famosi sono i cori di giovinette a Sparta). Queste gravi lacune nell'educazione delle ragazze spiegava la mancanza di comunione intelletuale tra moglie e marito, che era generalmente ben istruito. A Sparta almeno giovani e ragazze si conoscevano di vista prima del matrimonio ed erano addirittura al corrente della loro autonomia, mentre ad Atene i futuri sposi potevano non essersi mai visti.In questa concezione di matrimonio le considerazioni economiche dominano ancora le idee morali.


Nell'Atene classica, infatti, il padre cede la figlia al futuro sposo con un atto legale, confermato e accompagnato dall'assegnazione della dote, che garantisce la legittimità dell'unione e dei figli che ne saranno frutto. Si riteneva che, per contrarre un matrimonio conveniente, l'uomo dovesse sposare una ragazza del suo stesso ambiente, né inferiore né superiore: ciò a cui si dava risalto era la prosperità materiale della famiglia e, ovviamente, la fecondità della donna. Stando così le cose è difficile immaginare che tra gli sposi ateniesi dell'età classica ci fosse una reale comunanza di spirito e di sentimenti, un affetto coniugale, ed erano scarsi lo scambio intellettuale e il vero amore tra gli sposi: le mogli legittime erano considerate unicamente come madri di famiglia e guardiane del focolare.


Il matrimonio rappresenta l'evento culminante della vita del tìaso; è infatti il principale obiettivo a cui le ragazze si sono preparate grazie all' educazione di Saffo.

La cerimonia nuziale aveva luogo di sera, quando apparivano le prime stelle e durante la processione che accompagnava la sposa nella casa del novello sposo veniva cantato un inno nuziale, un imenèo e fino al mattino successivo venivano poi eseguiti altri canti.


L'apparizione della stella della sera rappresenta l'inizio della cerimonia e uno dei temi ricorrenti

è proprio l'invocazione a Espero:


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Espero, tutto riporti

quanto disperse la lucente Aurora:

riporti la pecora,

riporti la capra,

ma non riporti la figlia alla madre.

trad. S.Quasimodo


Un esempio di cattiva salute del matrimonio ci viene dal libro XIV dell'Iliade intitolato Diòs apàte (inganno a Zeus). La dea, per distogliere dalla battaglia il marito e permettere così la vittoria greca lo seduce servendosi di tutte le armi di seduzione femminile e utilizzando una cintura magica, ottenuta anche qui con l'inganno da Afrodite. Era cerca di alimentare il desiderio di Zeus con gli strumenti propri della seduzione, ma il suo vero intimo desiderio è ostile a Zeus: nonostante nel culto essi siano congiuntamente i patroni del matrimonio, nel mito sono spesso in discordia e lottano tra loro per il predominio. Era non è una docile casalinga nè una sposa innamorata e Zeus intrattiene legami sentimentali con altre donne. Tutti questi elementi forniscono un'importante testimonianza della situazione piuttosto critica dell'Eros nelle relazioni coniugali già al tempo di Omero.


( www.bdp.it biblioteca di documentazione pedagogica)








Insieme, senza passione (di Gianna Schelotto)



Myriam ha sposato un uomo che la lascia indifferente. Da tempo non hanno più rapporti eppure non riesce a lasciarlo

«Delusa da storie precedenti, ho sposato circa 20 anni fa il classico bravo ragazzo.

Senza esserne innamorata, con la convinzione che sarebbe bastato volersi bene e rispettarsi per far funzionare il matrimonio. Quasi subito mi sono resa conto di aver commesso un grave errore. La mancanza di attrazione fisica ha reso anche più difficili i nostri rapporti: io ho difficoltà persino ad accettare i suoi baci. Nel frattempo abbiamo avuto due splendidi ragazzi ed è soprattutto per loro che non ci siamo lasciati.

Abbiamo sempre litigato tanto e forse è per questo che non riusci amo a far l’amore, oppure è la mancanza di rapporti sessuali che crea continue tensioni tra noi. Siamo stati più volte sul punto di separarci, ma il solo pensiero di farlo mi procura un’angoscia terribile. Mi sento tremendamente insicura e ho paura di restare sola in un paese dove non ho parenti né grandi amicizie su cui contare. A lui non posso rimproverare nulla, salvo il malumore che lo spinge a punzecchiarmi in continuazione per ogni sciocchezza. Mi sento senza via d’uscita: che posso fare?». – Myriam


La sua lettera sembra scritta da due persone diverse: la prima che rifiuta con tutte le sue forze una situazione matrimoniale, la seconda che, con altrettanta forza, vi si aggrappa.

In tutto questo, l’elemento di maggior tensione sembra essere il suo rifiuto sessuale. Ma come sempre il sesso non è altro che la cartina tornasole che ci racconta la qualità di un legame. E a giudicare da quello che scrive, infatti, il suo vero problema non è tanto sessuale quanto un’assoluta mancanza di autonomia. Ha sposato suo marito senza amore, dopo una serie di delusioni, e lo ha fatto per risparmiarsi eventuali ulteriori sofferenze


Il matrimonio sembra essere per lei una specie di ombrello che la protegge. Per questo lei lo concepisce più come un’area affettiva che come un luogo di passione e di desiderio. Ecco perché usa tutti gli alibi possibili per non separarsi. Colpisce, per esempio, il fatto che lei tema la separazione perché in paese non ha parenti o amicizie, cioè per il fatto che non individua altri “ombrelli” che le diano riparo.


Il suo dramma è che ha sempre bisogno di affidare ad altri (marito, amici, figli) la sua sicurezza, senza nemmeno fare un tentativo di guardarsi dentro e cercare di recuperare forze e potenzialità che di certo possiede.

È urgente, certo, che lei si separi: ma dalla parte infantile di sé.


Si ringrazia Gianna Schelotto www.donnamoderna.com



 



Battute e divertenti "considerazioni" (semiserie) sul matrimonio.


Ci sono molti uomini che , innamorati di una fossetta , commettono l'errore di sposare l'intera ragazza.

stephen leacock


Tra un matrimonio e un funerale

non c'e' molta differenza , eccetto il fatto

che a un matrimonio i fiori li puoi ancora annusare


grace hansen



Comportati di modo che quando un uomo dira' che e' sposato con te, si stara' solo vantando


proverbio ebraico




Talvolta ci si sposa "inaspettatamente"

a volte" finalmente"


COLETTE




la maggior parte di noi

fa entrare nel matrimonio

non soltanto le proprie infantili illusioni,

ma anche la pretesa che

esso debba essere meraviglioso

perche' cosi' ci si aspetta che sia.


eda j leshan



le relazioni intime
non possono
sostituire un progetto di vita comune.
ma per avere un significato
e per essere considerato fattibile
un tale progetto deve includere anche le relazioni intime

harriet lerner



C'e' chi cerca in un'amico

doti di buon senso a tutto tondo,

eppure sposa le persone piu' strane al mondo


charlotte perkins gilman